Alexandra de Hadeln dopo una mostra a Porto Ercole nello studio di Dino Rossi espone pittura e scultura alla Galleria “Il Molo” di Porto Santo Stefano.
La pittura di questa artista rumeno-franco-anglo-fiorentina dà subito la conferma di una cultura intesa come gusto del non banale, del non precostituito, insofferente cioè del troppo detto.
E via via che si prende nota delle qualità culturali ed artistiche de questa pittrice-cultrice si arriva ad una quasi identificazione della donna e dell’artista.
Nei paesaggi, nelle marine e soprattutto negli scorsi della molot amata Firenze, asciuttezza poetica e sobrietà di linee; non una sfumatura di più quasi il timore che una parola di troppo alteri la perfetta armonia della natura e della impareggiabile città. Su tutte le altre opere un umorismo, mai acre, sempre presente.
Un espressionismo con sottofondo surrealistica alla cui dimensione psicologica si unisce in sordina quella romantica; nel gioco felice dei rapporti cromatici e tonali, realtà e fantasia si fondono.
Nelle marine niente di fiabesco: il mare è il solito mare di tutti, lo scenario ha la bellezza di quasi tutte le marine, ma i fatti vengono trasumanati resi trascendentali e vivono una loro vita di fiaba: un pescatore che pesca una svirgolante e sorridente sirena; sulla azzurra superficie del mare un’altra sirena si lascia corteggiare da un galante sirenotto che le bacia la mano con ottocentesca compostezza.
Nella serie di acquarelli, corposi come olii, sono di scena i centauri: sussiego e monocolo lui, vezzosa e civettuola lei in fronzoli e ventaglietti.
Un modo di raccontare fiabe fra il serio ed il faceto che incanta. E sempre qualcosa di nuovo, di sorprendente nei motivi pittorici, sempre una emozione visiva alla base di ogni quadro. Alexandra vi mette una sua aria, una sua atmosfera, una sua particolare luce creando l’ambiente secondo la propria ottica e il proprio sentimento.
Dovizia di temi, ricchezza cromatica con sapienti trapassi e sorpassi di tinta: qui grigio, qua viola che ora si sbiancano fino alla trasparenza, ora si condensano in più consistente impasto creando efficaci suggestive composituare. In questi cieli percorsi da brividi cromatici lievi o violenti c’è il sapore e l’essenza di terre lontane; c’è un ispirato, sommesso canto poetico: un canto a bocca chiusa.
Questa la pittura. La scultura più composta, una compostezza neoclassica, una dolcezza di forme e di atteggiamenti. Sono bronzetti di piccole dimensioni per facilitarne gli spostamenti ma ripetibili in tutte le grandezze.
Fra la realtà e la fantasia, in queste opere, tele o bronzetti che siano, non esiste uno schermo preciso: ciò che è usuale viene inalzato, valorizzato, collocato in una dimensione irreale in cui lo spazio e il tempo si accavallano, si confondono trasportando in un mondo di impalpabili e intraducibili sensazioni; ciò che è irreale viene presentato con una semplicità un po’ sorniona, un po’ scanzonata, disarmante.
Alexandra ha una mentalità libera, una intelligenza viva e soprattutto un profondo senso sociale. Perché, sembra dire, affannarsi a cercare quando all’interno del nostro microcosmo c’è tutto ciò che occorre per vivere, sognare e per offrire algi altri un po’ della nostra interiore ricchezza?
Ferenna Bartolomei